Io vivo sul confine in una terra di confine, che negli ultimi cento/centocinquant' anni ne ha viste di tutti i colori, bandiere comprese.
Ho ricevuto una formazione pluralista: come in tante famiglie qua in giro sono di pura discendenza austro-istro-ital-veneto-dalmata-etc., e tra i miei antenati (andando indietro di tre o quattro generazoni) trovo dal simpatizzante partigiano iscritto al PCI a chi ha combattuto in Africa, dall'irredentista al fedele suddito Asburgico.
Mi sono sempre interessato di geopolitica fin dalla scuola, e ho passato tutti i gruppi che ci sono da queste parti, estremi compresi.
Ne ho ascoltato le motivazioni, le recriminazioni, le ragioni, gli estremismi. Ho parlato con gente che odiava conto terzi, dopo decine di anni di tempo e molto spesso senza sapere realmente di cosa si stesse parlando e senza avere minime condizioni di storia moderna: manovrati.
In tutti ho riscontrato la medesima caratteristica, da un estremo politico all'altro: convinti di aver ragione, interpretavano il corso della storia a favore della loro causa.
Crescendo ho visto il piazzale della Transalpina a Gorizia, muro di Berlino nostrano, dividere l'indivisibile.
Ho aspettato con l'impazienza di bambino ore interminabili sul confine della cortina di ferro; giocando da ragazzo nei boschi dietro casa e sconfinando (certe cose, da ragazzi, non sembrano importanti) sono stato inseguito da graniciari col mitragliatore. Mi sono sempre chiesto se avessero veramente sparato... Ho avuto paura in diverse occasioni... Paura di vendette - piccole cose, per carità - di cui non sapevo niente... Solo per la diversità di una bandiera...
Camminando nelle trincee dove sono morti fianco a fianco ragazzi di mezza Europa, e percorrendo i vialetti dei cimiteri multinazionali (ce ne sono tantissimi, purtroppo) ho perso il concetto di nazione, di stato: quale patria, quale sovrano, quale presidente poteva mandare a morire centinaia di migliaia di ragazzi in questa maniera? E in nome di che?
Sono innamorato del territorio in cui sono nato, ne conosco la storia e ho qualche nostalgia; non tanto di un regime o uno stato, quanto di un'armonia e di un equilibrio perso, che non tornerà mai più. Ma ce ne saranno altri, anche migliori.
Io amo la mia terra, la amo talmente tanto che non saprei definirne i confini: se mi si stringe il cuore guardando il golfo di Trieste con la Bora, mi emoziono anche guardando le montagne friulane. Quando sono a Venezia con Suzibandit mi sento davvero come a casa, e quando mi trovo a chiacchierare in giro per l'Italia con Boltz, Kalla e tutti gli altri... Beh, anche là sono a casa.
Per non parlare di Topesio, Vittttto, Turci... Cazzarola, casa mia ha dei confini veramente ampi... Pensate che passa anche per la Dalmazia da casa del mio amico Adso, o da Tuzla nel frutteto dei miei amici Bosniaci...
Le bandiere ci devono essere: per ricordare quello che c'è stato e imparare dagli errori, in modo che certe cose non si ripetano e che la storia - bella e brutta - non vada dimenticata.
Per quanto riguarda il nazionalismo... Beh, mi fa paura. Anche quello più leggero.
Ci sono troppe pietre qua intorno a ricordarmi dove può portare